La sfida dell’eguaglianza tra i bambini del nostro Paese

“L’Italia si è storicamente distinta come Paese all’avanguardia nella affermazione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. In questo momento tuttavia, il diritto all’uguaglianza, che si riteneva acquisito, per l’affermarsi di una società sempre più inclusiva nei confronti dell’infanzia e dell’adolescenza “ai margini”, torna ad essere drammaticamente attuale, diventa appunto sfida”: è il passaggio centrale della Relazione annuale al Parlamento presentata nei giorni scorsi dalla Garante per l’Infanzia e Adolescenza, Filomena Albano.

Vincere la sfida dell’uguaglianza, ha spiegato la Garante, significa colmare la distanza tra l’affermazione teorica e l’attuazione concreta dei diritti, una distanza evidente con riferimento ai bambini che vivono in condizioni di povertà, ai minori stranieri non accompagnati e a quelli – stranieri e italiani – allontanati per varie ragioni dalla famiglia e che al compimento del 18 esimo anno devono uscire dai percorsi di protezione e rischiano di perdere ogni sostegno assistenziale.

Nel 2016 circa 26 mila minori migranti non accompagnati sono sbarcati in Italia dopo viaggi traumatici pericolosi, senza adulti di riferimento e in condizione di particolare vulnerabilità e fragilità. “L’assenza di una rete parentale espone questa tipologia di minorenni, oltre al rischio di marginalità sociale, ad un alto rischio di sfruttamento”, ha avvertito l’Autorità Garante per l’infanzia. “Per questo è necessario garantire loro non solo l’accoglienza, ma anche una effettiva tutela legale, linguistica e culturale, con una adeguata assistenza psicologica ed un percorso che consenta di rielaborare l’esperienza vissuta”. Un importante passo avanti è stato fatto con l’approvazione della legge 47/2017 grazie alla quale il tutore diventa una figura importante – ha spiegato la Garante – “che si pone l’obiettivo di incarnare una nuova idea di tutela legale: non solo rappresentanza giuridica ma figura attenta alla relazione con i bambini e i ragazzi che vivono nel nostro Paese senza adulti di riferimento”. La nuova legge fissa per i minori soli un limite di 30 giorni di permanenza nei centri di prima accoglienza, l’identificazione del minore – entro 10 giorni – e l’accertamento multidisciplinare dell’età, la selezione e formazione dei tutori volontari, il rilascio di un permesso di soggiorno, misure specifiche per favorire l’obbligo scolastico e formativo e l’affido familiare più che l’ospitalità in strutture.

Bambini poveri nel 18% delle famiglie con 3 minori. Secondo l’Istat in Italia nel 2015 1,1 milioni di minori vivevano in condizione di povertà assoluta, senza cioè poter accedere a un paniere di beni e servizi essenziali. Nel 2005 erano circa 400mila. Particolarmente a rischio povertà sono le famiglie numerose: il 18,3% dei nuclei familiari con almeno tre figli è in condizioni di povertà assoluta. Una condizione che riguarda 1 milione 582 mila famiglie, cioè 4 milioni 598 mila persone. Accanto alle condizioni di povertà materiale si registrano segnali allarmanti anche per i casi di povertà educativa, che “va intesa sia come privazione delle possibilità di accesso ad opportunità educative, sia – ha precisato l’Autorità Garante – come privazione della possibilità e della libertà di scelta di quelle opportunità. La povertà educativa è direttamente correlata a quella economica delle famiglie”. E “rischia di perpetuarsi da una generazione all’altra, come in un circolo vizioso”.

Contrastare le nuove forme di violenza Il principio dell’uguaglianza si realizza garantendo a tutti i bambini una vita libera dalla violenza, che può manifestarsi nelle case, nelle scuole, nelle strade, attraverso i social. “Oggi- ha spiegato la Garante- siamo costretti a confrontarci con nuove forme di violenza, che comportano nuove tipologie di vittime e la conseguente esigenza di elaborare nuovi strumenti di contrasto: la tratta, gli orfani speciali, vittime collaterali dell’omicidio di un genitore ad opera dell’altro, bullismo e cyberbullismo”.

Passi in avanti sono stati fatti con la nuova legge sul cyberbullismo, ma “per combattere alla radice la violenza che è all’origine del bullismo e del cyberbullismo, l’Autorità Garante sta promuovendo un progetto rivolto agli studenti nelle scuole secondarie di primo grado di tutta Italia che ha l’obiettivo di diffondere la cultura della mediazione e insegnare a litigare bene”

Al link Sintesi Relazione al Parlamento 2016 è possibile visionare:

– Il programma

– Il discorso della Garante

– La Relazione annuale 2016

– Il video della Relazione