I genitori e la fobia della febbre

La fobia della febbre è un problema che tutti i pediatri del mondo si trovano spesso ad affrontare: se da una parte è comprensibile la preoccupazione dei genitori per eventuali patologie gravi delle quali l’aumento della temperatura corporea potrebbe essere segno, dall’altra questo approccio emozionale spesso porta a un abuso o a un misuso di farmaci. Uno studio pubblicato dalla rivista Pediatrics ha cercato di quantificare il fenomeno.

I ricercatori canadesi dell’University of Alberta di Edmonton e dell’University of Manitoba di Winnipeg, coordinati da Mark C. Enarson, hanno interpellato i caregiver di pazienti pediatrici con febbre alta visitati presso un Pronto Soccorso pediatrico di Edmonton (n=376), un “urgent care center” di città (n=227) e un “urgent care center” fuori città (n=173). È emerso che il 74% dei genitori percepisce come pericolosa la febbre alta e il 90,3% vuole trattarla farmacologicamente sempre. Il 55,7% afferma di svegliare i bambini con febbre per somministrare antipiretici. Solo il 47,9% si preoccupa degli eventuali effetti collaterali di questi farmaci. Il 54% asserisce di interpellare sempre personale medico o infermieristico quando il figlio ha un attacco febbrile. I fattori più stressanti per i caregiver – come è intuitivo – sono risultati gli interrogativi sulle cause dell’innalzamento della temperatura (80,6%) e la intensità della febbre (87,4%). Indicativa dello stress indotto dagli attacchi febbrili nei genitori la frequenza di misurazione della temperatura: il 31% la misura ogni 2-4 ore, il 26,3% ogni 1-2 ore, il 21,6% addirittura ogni 30-60 minuti.

Cosa chiedono i caregiver ai pediatri? Nella quasi totalità dei casi chiedono informazioni chiare sulle cause, la dinamica, i potenziali pericoli e il trattamento degli attacchi febbrili. Solo il 16,7% degli interpellati afferma di attendersi una prescrizione di antibiotici. Il 92%, ad ogni buon conto, si dichiara soddisfatto dell’assistenza sanitaria ricevuta. Spiega Enarson: “Sebbene la vigilanza sui sintomi febbrili dei bambini da parte dei caregiver sia un comportamento appropriato, è necessaria una educazione più puntuale perché siano in grado di focalizzare la loro attenzione su sintomi e segni oggettivamente pericolosi, più che sul rialzo della temperatura corporea di per sé e sui normali sintomi associati alla febbre, di solito innocui. E questa educazione deve arrivare dagli operatori sanitari”.

FONTE Spiers JA, Enarson MC, Ali S, Vandermeer B, Wright RB, Klassen TP. Beliefs and Expectations of Canadian Parents Who Bring Febrile Children for Medical Care. Pediatrics 2012; 130;e905 DOI:10.1542/peds.2011-2140

David Frati