Le 6 cose da sapere sulla cefalea

Le 6 cose da sapere sulla cefalea

Dottor Pietro Marchese

Scuola di Specializzazione in Pediatria di Pisa

Dott.ssa Cristina Mucaria

Scuola di Specializzazione in Pediatria di Pisa

Dott.ssa Alice Bonuccelli

Scuola di Specializzazione in Pediatria di Pisa

Il mal di testa, o cefalea, è una condizione clinica molto frequente in età pediatrica. Recenti studi hanno dimostrato che il 25% dei bambini, in età scolare-adolescenziale, ha avuto almeno un episodio di mal di testa nel corso dell’anno. La probabilità di cefalea tende ad aumentare con l’età anche se, seppure raro, è possibile l’esordio al di sotto dei 4 anni; il picco di incidenza si ha intorno ai 13 anni.

1. Lo stile di vita, il ritmo sonno-veglia e i dispositivi elettronici giocano un ruolo importante nella cefalea.

Un elemento spesso sottovalutato dai giovani adolescenti, e spesso anche dai genitori, è rappresentato dalle ore di sonno: un riposo notturno adeguato per l’età garantisce un ridotto carico di stress che ha un ruolo fondamentale come fattore trigger di molte cefalee. Un’alimentazione regolare e ricca di frutta e verdura è importante nei pazienti cefalalgici così come evitare il digiuno: saltare un pasto, soprattutto la colazione, è un elemento determinante nell’insorgenza di mal di testa.  Bisogna inoltre assumere una posizione corretta, studiare in ambienti ben illuminati e areati e svolgere regolare attività fisica. Altro elemento critico è l’utilizzo di dispositivi elettronici con schermo (televisore, smartphone, console), i quali con la stimolazione luminosa continua fungono da trigger sia per l’attenzione richiesta sia per lo stress generato; inoltre possono alterare il ritmo sonno veglia inducendo una ridotta produzione di melatonina.

2. È possibile che la cefalea sia preceduta da sensazioni visive “strane”.

Per aura si intendono manifestazioni di durata variabile (5-60 min) che precedono l’attacco emicranico, completamente reversibili, caratterizzate da sintomi visivi (lampi di luce, fosfeni, scotomi, perdita del campo visivo), vertigini, percezione di odori particolari, in alcuni casi disturbo della parola (in questo caso si parlerà di aura afasica) o disturbi sensoriali (parestesie cheiro-orali). Al termine dell’aura inizia la crisi dolorosa, immediatamente o dopo alcuni minuti; in alcuni casi dopo l’aura non scatena la crisi dolorosa e in questi casi si parla di “aura tipica senza cefalea”.

3. Non esiste un solo medico che si occupa di cefalea pediatrica.

Sono molte le figure coinvolte:

-Il pediatra curante con una buona anamnesi è in grado di riconoscere, nella maggior parte dei casi, quando è il caso di inviare il bambino che lamenta cefalea a valutazione specialistica.

-Il Neuropediatra o il Neuropsichiatra Infantile (NPI): sono le figure professionali di riferimento per la presa in carico e gestione del bambino con cefalea, fornendo un adeguato inquadramento clinico e predisponendo un percorso terapeutico specifico ritagliato sul singolo paziente.

-L’oculista: talvolta la cefalea è una manifestazione indiretta dello sforzo visivo del bambino

-Psicologo: in alcuni casi la cefalea può essere reattiva ad un conflitto interiore del bambino. Valutare sempre lo stato di tensione/ansia del bambino. Lo psicologo è la figura professionale più indicata in queste situazioni.

-Odontoiatra: la cefalea può essere determinata da problemi con l’articolazione temporomandibolare, nevralgia del trigemino o problemi dentari. In altri casi, invece, il bruxismo notturno può spiegare la cefalea. -L’odontoiatra è in questi casi la figura professionale di riferimento.

-Otorinolaringoiatra: è la figura professionale più idonea a valutare eventuali problemi a carico dei seni paranasali; la sinusite è la causa più frequente di cefalea secondaria.

4. Non è detto che il bambino soffrirà per sempre di mal di testa

La cefalea può persistere in una discreta percentuale di casi; in particolare persistono le cefalee in cui si è avuta una presa in carico tardiva o comunque incostante, con episodi più frequenti e più severi.  La persistenza nel tempo è significativamente correlata alla presenza di familiarità per cefalea. In alcuni casi le cefalee si presentano solo in momenti particolari della vita come il passaggio scolastico oppure la transizione dalla fase prepubere ad una fase puberale

5. Esistono sintomi di allarme che devono essere riconosciuti per una rapida valutazione

– Attacchi dolorosi intensi, di improvvisa e recente insorgenza, specie se notturni o al risveglio.

– Attacchi che seguono stimoli meccanici (tosse, movimenti testa), cambiamenti di postura.

– Variazioni improvvise nella frequenza e nelle caratteristiche degli attacchi.

– Vomito mattutino con aumento recente della frequenza.

– Deficit motori e sensoriali, deficit del campo visivo, che persistono dopo l’attacco

– Cefalea associata a convulsioni.

– Macrocefalia.

– Presenza di segni suggestivi di fa comatosi.

– Localizzazione del dolore ad una regione fissa della testa, in particolare in regione occipitale

– Presenza di un bruit carotideo intracranico.

– Età < 3 anni.

– Mancata risposta agli analgesici, alterazioni comportamentali, diminuzione significativa del rendimento scolastico

6. Cosa può fare il genitore

Il genitore, conoscendo il bambino e avendo l’occasione di controllarlo frequentemente, è una risorsa importantissima per il medico.

-Il genitore deve porre l’attenzione sulla frequenza del mal di testa, sulla intensità e localizzazione; deve inoltre porre attenzione su elementi scatenanti o precipitanti.

-Può essere utile fornire un diario delle cefalee, per registrare la frequenza e le caratteristiche cliniche degli attacchi di cefalea; è un utilissimo strumento per il medico per valutare eventuali fattori scatenanti, impostare un’adeguata terapia medica e valutarne l’efficacia.

-Un elemento spesso dimenticato, o a cui viene data poca importanza è il bruxismo (stringere e digrignare i denti durante il sonno): è opportuno riferire sempre la presenza di questa condizione