Alimentazione vegana per i bambini: sì o no?

Annamaria Staiano

Vicepresidente Società Italiana di Pediatria

E’ recentissima la notizia di un tribunale Australiano che ha condannato i genitori di una bambina per averle provocato una paralisi cerebrale infantile sottoponendola ad una dieta vegana.

Appare quindi doveroso chiedersi se la dieta vegana, una scelta alimentare che si è esponenzialmente diffusa nel corso degli ultimi anni, sia adatta anche ai bambini o rappresenti un rischio in età pediatrica.

La dieta vegana prevede l’eliminazione completa di tutti i prodotti di origine animale (carne, pesce, uova, latte e derivati) consentendo esclusivamente l’assunzione di cereali integrali o semi-integrali, legumi, verdure, frutta, frutta secca e oli vegetali. I sostenitori della dieta vegana la ritengono una dieta salutare e maggiormente sostenibile dal punto di vista ambientale. Tuttavia, tale regime dietetico non è privo di pericoli.

La mancata assunzione di proteine animali espone in primis alla carenza di vitamina B12, fondamentale per lo sviluppo del sistema nervoso centrale.  Inoltre, sono state dimostrate carenze di numerosi micronutrienti, quali ferro, zinco, calcio e vitamina A. In aggiunta, l’eccessivo apporto di fibre alimentari secondario al massivo consumo di frutta e verdura può ridurre ulteriormente l’assorbimento di alcune vitamine e micronutrienti.

Nei bambini più piccoli (dai 6 mesi ai 2 anni), la dieta vegana è associata ad un alto il rischio di scarsa crescita staturo-ponderale, in considerazione del ridotto apporto calorico di frutta e verdura rispetto alle proteine di origine animale, di cui la dieta vegana è priva.

La dieta vegana prevede anche il frequente utilizzo di latti vegetali (es. latte di riso, avena, cocco, mandorla) in sostituzione del latte vaccino e dei suoi derivati.  A tale proposito, ad Agosto 2020 il NASPGHAN (la Società Nord-Americana di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica) ha pubblicato un Position Paper proprio sui “latti di origine vegetale”, nel quale si afferma che la maggior parte di queste bevande vegetali non presentano un adeguato equilibrio nutrizionale se comparati con il latte vaccino. Quest’ultimo, infatti, rappresenta una fonte di importanti nutrienti, quali proteine ad alto valore biologico e minerali importantissimi come il calcio, lo zinco, il selenio, la vitamina A e le vitamine del gruppo B, inclusa la B12. Gli effetti negativi di un uso improprio di alcune bevande vegetali sono ben documentati e includono: scarsa crescita stauro-ponderale, malnutrizione proteico-energetica, disturbi elettrolitici, calcoli renali, anemia da carenza di ferro, rachitismo e scorbuto.

Per quanto concerne i bambini più piccoli, che sono anche i più vulnerabili, le linee guida dell’ESPGHAN (Società Europea di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica) sullo svezzamento raccomandando che le diete vegane siano utilizzate solo sotto stretta supervisione medica e nutrizionale, e dopo aver adeguatamente informato la famiglia delle gravi conseguenze correlate alla mancata osservanza dei consigli in merito ad una adeguata integrazione dietetica.

E’ opportuno, quindi, che il medico suggerisca ai genitori che vogliono avviare il proprio lattante alla dieta vegana di posticipare questa scelta almeno all’età scolare. Tuttavia, considerato che il ruolo del pediatra è quello di supportare le famiglie, di fronte alla ferma decisione di alimentare il bambino con dieta vegana non bisogna lasciare i genitori da soli ma aiutarli a pianificare al meglio l’alimentazione, fornendo tutti i consigli necessari (supplementazione di vitamina B12, acido folico, ferro, acidi grassi ω3 e ω6, vitamina D e calcio, se necessario) per una dieta quanto più possibile priva di rischi per la salute.