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Paolo Monorchio: “Per i bimbi no al girello. Controlli a 18 mesi, 3 e 9 anni”
I consigli ai genitori del medico ortopedico presso l'ospedale pediatrico Santobono di Napoli e presidente del Comitato partenopeo della Croce Rossa
Vietato l’uso del girello nelle fasi in cui i bambini imparano a camminare, scarpe alte che sostengano piede e caviglia, controlli a 18 mesi, 3 e 9 anni. E in pandemia, con scuole spesso ferme e palestre chiuse, sì ad attività motoria all’aperto e a ginnastica in casa, magari genitori e figli insieme. Sono i consigli che Paolo Monorchio, medico ortopedico presso l’ospedale pediatrico Santobono di Napoli e presidente del Comitato partenopeo della Croce Rossa, offre ai genitori in occasione della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza per accompagnare con attenzione, ma senza allarmi, lo sviluppo muscolare e scheletrico dei bambini e dei ragazzi.
“Con le chiusure legate alla pandemia- ricorda Monorchio- non è possibile fare attività sportiva neanche a scuola. Così i bambini trascorrono moltissime ore a casa, seduti davanti al pc o alla televisione, tendono ad alimentarsi male e ad assumere posture sbagliate. Quando possibile, quindi- suggerisce lo specialista- è bene che i genitori stimolino i bambini e i ragazzi a usare un po’ meno cellulari, pc e videogiochi e a dedicarsi a un po’ di attivita’ e movimento all’aria aperta o almeno a fare un po’ di ginnastica in casa. Ci sono tutorial, siti e app- ricorda- che consentono di seguire programmi di allenamento che possono essere uno stimolo anche per fare delle cose insieme, genitori e ragazzi, e scaricare così un po’ della tensione che si sta accumulando”. Per fornire uno schema su alcune tappe dello sviluppo scheletrico e muscolare ai genitori, lo specialista del Santobono tiene a precisare prima di tutto di “non usare il girello, che può alterare il corretto sviluppo, ad esempio aumentando il varismo tibiale (gambe a parentesi). Bisogna lasciare che i bambini si mettano in piedi e si lascino per camminare in base ai loro tempi”.
Quando i bambini iniziano a camminare, rassicura Monorchio, “è normale che camminino male, che cadano, che mettano i piedi in modo non corretto. Vanno lasciati scalzi, con i calzini antiscivolo, e quando le scarpe diventano necessarie, bisogna sceglierle non troppo morbide, alte alla caviglia, che sostengano la struttura ossea e muscolare ma le consentano al contempo di rinforzarsi. Per capire come camminano e se lo fanno correttamente occorrono sei mesi da quando si sono lasciati”.
Quanto alle visite di controllo, la prima cosa che il presidente del Comitato napoletano della Cri tiene a sottolineare è la necessità di “non sottoporre i bambini a inutili esami radiologici senza prima essere andati dallo specialista. Una prima visita di controllo- ricorda- è necessaria intorno ai 18 mesi, per controllare il varismo tibiale. Una seconda visita va fatta tra i tre e i quattro anni, una volta tolto il pannolino, quando è possibile valutare i piedi, l’appoggio e il tipo di calzature necessarie, che è bene continuino ad essere alte alla caviglia, così da sostenerla. Terza tappa a 9 anni per le bambine e a 11 per i bambini”. Quest’ultimo è uno snodo cruciale, perché in età puberale, spiega l’ortopedico, “c’è uno sconvolgimento, una crescita improvvisa che può provocare alterazioni dell’equilibrio, della colonna che vanno controllati”.
Per favorire un corretto sviluppo di bambini e ragazzi, ribadisce l’esperto, è importante praticare uno sport. “Va bene qualunque sport- precisa- purché sia quello che piace al bambino o ragazzo e gli consenta di ridurre il tempo trascorso in casa, in sedentarietà. Sfatiamo il mito che il nuoto è lo sport più completo per cui poi si costringe il bambino ad andare in piscina con pessimi risultati perché magari il nuoto non gli piace”.
Quali sono le patologie a cui i genitori prestano maggior attenzione, in campo ortopedico? “Sono la scoliosi, il piede piatto, le tibie vare e le ginocchia valghe- spiega lo specialista- Riguardo alla scoliosi, molti genitori ci chiedono se la ginnastica correttiva puo’ prevenire o curarla. La risposta è no. La scoliosi è una deformità complessa, che ha una predisposizione familiare. La ginnastica serve solo a migliorare la postura, perché dalla scoliosi non si guarisce. Gli ortopedici utilizzano dei busti per bloccare la progressione della patologia”. Riferendosi al piede piatto, Monorchio ribadisce la necessità di lasciare quanto più a lungo possibili scalzi i bambini che stanno imparando a camminare e procedere a una prima valutazione dell’appoggio dopo aver tolto il pannolino. Nel caso in cui si presenti il piede piatto, “intorno ai 9-11 anni si fa la valutazione della gravità del piede piatto per decidere se operare o meno. Nella struttura ospedaliera dove presto servizio operiamo solo i ragazzi che hanno contratture dolorose causate dal piede piatto e magari per questo non possono proseguire l’attività sportiva”.
Infine l’ortopedico regala ai genitori una piccola curiosità riguardo a un malanno passeggero “che gli americani chiamano ‘raffreddore dell’anca’. Può capitare che per alcuni giorni un bambino zoppichi. Visitato dallo specialista, potrebbe emergere una semplice infiammazione dell’anca (invece della gola, si infiamma l’anca) che passa, senza conseguenze, con una cura antinfiammatoria e qualche giorno di riposo”.