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Giornata Internazionale contro le Mutilazioni Genitali Femminili
Si stima che in Italia siano a rischio di MGF dal 15 al 24 % delle ragazze
Il 6 Febbraio è la Giornata Internazionale contro le Mutilazioni Genitali Femminili, oramai universalmente riconosciute come una violazione dei diritti fondamentali di milioni di bambine, ragazze e donne di domani, tra cui il diritto alla vita, alla parità di genere, alla non discriminazione e all’integrità fisica e mentale.
Negli anni l’aumento dei flussi migratori in Italia ha portato tutta la società e in particolar modo gli operatori sociali e sanitari, compresi i pediatri, a confrontarsi con tradizioni, riti e pratiche che fanno parte della cultura e/o della religione di appartenenza delle popolazioni migranti. Alcune di queste tradizioni, sulle quali si accendono questioni culturali ed etiche, rappresentano una grave forma di discriminazione nei confronti delle bambine. Tra le pratiche da contrastare apertamente, perché rappresentano una violazione dei diritti umani e una forma di violenza di genere, rientrano le Mutilazioni Genitali Femminili (MGF) e i matrimoni precoci forzati.
I dati sono allarmanti per le MGF così come del fenomeno delle spose bambine:
- L’UNICEF stima che siano 200 milioni, in 30 paesi del mondo, le donne sottoposte a una forma di MGF e che le bambine sottoposte a tali pratiche siano, ogni anno, circa 2 milioni. Si stima che in Italia siano a rischio di MGF dal 15 al 24 % delle ragazze (15.000 circa) di età compresa tra 0 e 18 anni le cui famiglie provengono da paesi in cui si esegue tale pratica. Le ragazze a rischio di MGF in Italia per lo più provengono dall’Egitto e, in minor misura, da Senegal, Nigeria, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Etiopia e Guinea.
- Ogni anno, nel mondo, 12 milioni di bambine e ragazze si sposano prima di aver compiuto i 18 anni. Le stime del 2020 riportano quasi 500.000 ragazze in più nel mondo costrette al matrimonio forzato per effetto delle conseguenze economiche della pandemia, a cui si aggiungerebbero 1 milione in più di gravidanze precoci.
Nel corso degli anni, le politiche e le azioni di contrasto messe in atto in tutto il mondo hanno fatto ridurre in termini percentuali l’incidenza delle MGF e dei matrimoni precoci. Una delle azioni più efficaci di contrasto di queste pratiche è rappresentato dall’innalzamento del livello di istruzione delle bambine, future ragazze e donne, per renderle consapevoli dei loro diritti e capaci di rivendicarli.
Il 2020 sarebbe dovuto essere un’opportunità irripetibile per donne e ragazze. L’anno in cui si sarebbe dovuto sviluppare un piano quinquennale su come lavorare insieme per accelerare il progresso verso l’uguaglianza di genere, celebrando così il 25°anniversario della Dichiarazione di Pechino. Poi è arrivata la pandemia da Covid-19 e il 2020 ha segnato una battuta d’arresto ai progressi finora raggiunti per le bambine e ragazze in tutto il mondo. Se non si interviene in modo rapido e deciso, l’impatto sul loro futuro – e sul nostro futuro – sarà devastante.
“Raggiungere l’eguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze” è uno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile identificati dall’ONU nel 2015, che contempla, tra l’altro, l’eliminazione di tutte le pratiche dannose, come il matrimonio precoce e forzato e le mutilazioni genitali femminili entro il 2030, … anno che, considerato tutto, non è poi così lontano!
a cura di Claudia Gandolfi, Rosalia Maria Da Riol, Marisa Calacoci, Francesca Ena, Simona La Placa
GdS Gruppo di Lavoro Nazionale per il Bambino Migrante – Società Italiana di Pediatria
Gruppo di Lavoro Minore Migrante – Società Italiana di Medicina delle Migrazioni
JUS DE BISSAP*
di Francesca Ena (Pediatra, Socia SIP, Consigliere del GdS GLNBM SIP)
Faceva freddo e il vento aveva sferzato, per tutta la notte, acqua salata sul suo corpo bagnato. Erano in tanti su quella barca da pesca che li aveva raccolti in mare aperto. Aveva pensato di morire e che non avrebbe più rivisto sua figlia.
All’alba era scesa dalla scaletta, stremata e barcollante, e qualcuno le aveva appoggiato subito una coperta sulle spalle. Era entrata in un grande salone e si era accovacciata in un angolo con il corpo che si ostinava ad assecondare il movimento della barca.
Avrebbe voluto dormire ma la sua testa era piena di pensieri confusi che non le davano pace, uno su tutti: “Perché era finita lì la venditrice di jus de bissap del GrandMarché di Bobo Dioulasso?”
Tutto era cominciato un anno prima. Si era alzata presto come sempre per preparare l’occorrente per la vendita. Prima di uscire era andata a guardare sua figlia. Dormiva profondamente e non si era accorta di quella macchia sulle lenzuola. Aveva lo stesso colore del suo jus de bissap ma lei sapeva che era sangue. Sorrise e coprì la bambina con il lenzuolo, mise sulla testa il banchetto per la vendita e la cassa con le bottiglie e si avviò rapidamente al mercato.
Lungo la strada continuò a pensare a sua figlia e si rese conto che niente sarebbe stato più come prima, per tutte e due. Vivevano nella casa della famiglia del marito e quella novità non sarebbe passata inosservata a lungo.
La suocera e le sorelle di suo marito la controllavano a vista e mal tolleravano il fatto che alla sua età avesse solo una figlia. Dopo una settimana infatti le dissero che a breve ci sarebbe stata la ‘festa’ per le bambine del villaggio. Lei tremò perché sapeva che quella non sarebbe stata una ‘festa’ come le altre.
La sera, davanti a tutta la famiglia allargata, si fece coraggio e senza pensare alle conseguenze, disse tutto d’un fiato che lei non avrebbe portato sua figlia alla ‘festa’. Dopo un iniziale silenzio fu sommersa dalle voci di tutte le donne presenti finché la sorella maggiore di suo marito sollevò una mano e impose il silenzio e le chiese: Perché?
Come un fiume in piena raccontò del suo ricordo di bambina che guardava dietro una tenda suo padre che moriva e sua madre accovacciata vicino a lui che piangeva.
La voce di suo padre era debole ma lei riuscì a sentire le ultime parole. Fece promettere a sua madre che nessun coltello avrebbe tagliato sua figlia. Lei promise e continuò a piangere. Mantenne la promessa perché l’anima di suo marito doveva trovare pace.
A quel punto tutte le donne presenti guardarono suo marito e lui chinò il capo. Lui sapeva ma aveva taciuto perché non aveva avuto il coraggio di affrontare la famiglia e di mandare via quella moglie giovane e bella.
Il coraggio continuò a mancare a quell’uomo e da quel giorno lei entrò in un vortice che la portò lontano da tutti, anche da sua figlia. Non aveva più un posto in quel mondo e decise di cercarlo da un’altra parte. Nessuna guerra etnica la minacciava. La guerra era dentro di lei. E partì …
* in forma di racconto una delle tante testimonianze di donne che incontriamo nel nostro lavoro