Montagna, le norme da osservare per un avvicinamento in sicurezza

E' importante sapere come viverla e come programmare le attività con i bambini

A cura del Gruppo di Studio Pediatria di Montagna della SIP con la Collaborazione della Commissione Centrale Medica del CAI

Tornare in montagna sembra di questi tempi un ritorno alla normalità, ma tornare in montagna con i bambini è qualcosa di più: è trovare un altro ritorno ed altre necessità, quelle che sposano l’ambiente e la natura, offerte alla scoperta dei più piccoli. Questo è il tema che è stato proposto alla riflessione del Gruppo di Studio (GdS) Pediatria di Montagna della Società Italiana di Pediatria (SIP) e anche il primo tema su cui ci siamo incontrati con i Colleghi della Commissione Centrale Medica del CAI che ha un gruppo di lavoro dedicato a Bambini e Montagna. Intendiamo per questo riprendere e proporre alla lettura la rivista del Club Alpino Italiano ‘Montagne 360’, che a maggio ha dedicato la copertina e un ampio spazio al tema dei bambini “da zero a cinque anni in montagna”.

Una prima parte è stata dedicata al tema delle “famiglie outdoor, al valore educante della natura, alla salubrità dell’aria nei boschi e lungo i sentieri, alla possibilità di offrire ai figli esperienze di spazi aperti, di movimento e di avventura responsabile”. Un ulteriore contributo è stato quindi dedicato ai primi passi sui monti e al tema dell’esperienza del Family CAI che promuove “un approccio alla naturalità dove creare catene fiduciarie solide in ambito familiare”. La libertà degli spazi e il benessere fisico che viene promosso dalla frequentazione della montagna sono infatti elementi importanti che possono rafforzare il legame bambino-genitori. La montagna è un ambiente ideale per promuovere esperienze di inclusione emotiva. Per questo è stato affrontato anche il tema delle esperienze “in alto con i bambini”, un ottimo modo per trascorrere del tempo di qualità affrontando anche aspetti pratici come il cambio del pannolino, la conservazione delle pappe calde nel thermos, l’organizzazione scrupolosa dei percorsi e del cosa portare nello zaino. La Commissione Centrale Medica del CAI ha curato la parte centrale di questi contributi: il contatto con la natura come stimolo importante per la crescita equilibrata dei bambini attraverso il rapporto con le sue manifestazioni e i suoi tempi. Il tema dei ritmi, delle mete, dei tempi che devono essere a misura di bambini e di genitori e l’importanza di un posto sicuro, individuato eventualmente come riparo lungo il percorso. Questo contributo ricorda anche come i bambini vivano prima di tutto attraverso i sensi e come vi sia una corrispondenza fra i tempi della natura e quelli della crescita. Come l’ambiente naturale abbia una notevole influenza positiva non solo sulla crescita cognitiva ma anche emotiva migliorando notevolmente la capacità di concentrazione, favorendo il gioco creativo, facilitando una interazione positiva fra bambini e adulti e diventando collegamento fra il mondo esterno e il proprio mondo interiore.

L’andare in montagna può essere “una fatica che vale la pena” se condotto nel giusto modo, se è un gioco per il bambino, se diventa motivo di gratificazione e di autostima. Importantissimo è il “rapporto di qualità con la terra, che permette al bambino non solo di crescere in buona salute ma anche di sentirsi responsabilizzato a proteggere la natura, imparando a prendersi cura di qualcosa o qualcuno al di fuori di sé”. La responsabilizzazione è anche motivo per ricordare e ricordarci che l’andare in montagna, non diversamente da altre attività in natura, richiede attenzione alla sicurezza ed alcuni principi utili da ricordare: “i bambini anche molto piccoli, purché in buona salute, possono andare in montagna e risiedere anche per lunghi periodi alle quote abitualmente abitate sulle Alpi, tra i 1500 e i 2000 metri.” Ma è necessario anche essere consapevoli che l’adattamento ambientale del bambino piccolo è molto diverso da quello degli adulti e attenzione particolare va dedicata alla temperatura specialmente al freddo e al rischio di ipotermia. L’uso di indumenti adeguati è per questo importante, così come la disponibilità delle creme di protezione solare, di un copricapo e di occhiali da sole. Non vi è alcun motivo per coinvolgere i bambini nella sfida alle cime ad altitudini per le quali serve specifica preparazione ed allenamento. Va ad esempio sempre evitato di esporre i bambini ai rapidi cambiamenti di quota, che si ottengono in funivia e talvolta anche in macchina, prima dell’età scolare. Il cambio di pressione barometrica può infatti causare otalgia e favorire talvolta l’insorgenza di otiti, come può succedere anche in aereo. Le cose da fare sono infatti simili come far succhiare il bambino o masticare per favorire un compenso fra la pressione ambientale e quella interna all’orecchio.

Proviamo a riprendere e mettere in ordine alcune osservazioni importanti:

  • Non è consigliato salire o scendere velocemente con lattanti o bambini della prima infanzia da quote superiori ai 1600 mt in particolare questo deve essere evitato con lattanti prematuri o a rischio per anemia o con patologie respiratorie o cardiache;

  • Il mal di montagna può presentarsi sempre in età pediatrica se si sale rapidamente in quota soprattutto sopra i 2500 mt e specialmente se il bambino presenta già stanchezza, se la temperatura è molto fredda o se il bambino soffre di malattie respiratorie o di cardiopatia. Importante è sapere che in queste situazioni il bambino può manifestare sintomi aspecifici come stanchezza importante, irritabilità, cefalea, nausea, inappetenza ma anche vomito e disturbi del sonno che richiedono subito un ritorno a quote inferiori;

  • In montagna poi è necessario anche prestare attenzione alle punture da insetti, specie quelle da imenotteri e soprattutto se il bambino è allergico e ha già avuto reazioni al veleno da imenotteri. In questo caso anche in montagna è necessario avere con sé i farmaci salvavita come l’adrenalina, l’antistaminico e il cortisone ed essere preparati all’uso corretto dei farmaci che devono essere sempre presenti nello zaino;

  • Più frequenti e insidiosi sono, però, in montagna i morsi delle zecche, specie nell’erba alta e per questo è importante disporre di calzature idonee ma anche di vestiti e copricapo in grado di proteggere le gambe, le braccia, il tronco e la testa. Conoscere come comportarsi, saper riconoscere le zecche e come rimuoverle dalla cute è importante e il pediatra va consultato preventivamente sia per conoscere queste manovre ma anche per programmare eventualmente la vaccinazione per la TBE (Tick Borne Encephalitis) se si frequentano le zone alpine del Trentino Alto Adige, del Bellunese e del Friuli Venezia Giulia.

La montagna non è, pero, per questo un insieme di pericoli, importante è invece sapere come viverla in sicurezza e come programmare le attività con i bambini. Per questo alleghiamo a queste raccomandazioni anche una scheda con il decalogo Bambini e Montagna prodotto dalla Commissione Centrale Medica del CAI, con cui vogliamo collaborare, e che sono dedicate a genitori ed accompagnatori.

BAMBINI E MONTAGNA

Decalogo della Commissione medica del CAI

1. La sicurezza e la prudenza prima di tutto. Accertati sempre delle condizioni meteo previste. Non rischiare se le condizioni non sono favorevoli. Ricorda che per il bambino andare in montagna significa osservazione della natura, stare in compagnia degli amici e dei genitori, andare all’avventura. La passeggiata non deve essere stressante. Non sollecitare ritmi non sostenibili: non c’è nessuna gara da vincere, non ci sono record da battere.

2. Ricordati di aver a che fare con bambini. Specie quelli piccoli, sotto i 3 anni, non hanno ancora ben sviluppato la regolazione termica e l’adattamento alla riduzione della pressione dell’ossigeno salendo, anche velocemente, ad alte quote.

3. Valuta la quota da raggiungere. Se il bambino ha pochi mesi è prudente non salire oltre i 1500 metri, se ha meno di 2 anni oltre i 2000 metri, se ha tra 2 e 5 anni oltre i 2500-3000 metri.

4. Attento al mal acuto di montagna. Il mal acuto di montagna (AMS) si manifesta con cefalea, insonnia, irritabilità, inappetenza, apatia, battito cardiaco costantemente accelerato, nausea e talvolta vomito; i bambini specie se piccoli non sanno descrivere in maniera appropriata i sintomi lamentati. Si manifesta soprattutto la prima notte di soggiorno in quota. Nel sospetto di AMS scendete rapidamente.

5. Tieni presente lo stato di salute di base del bambino. Evitate in ogni caso di portare i bambini oltre i 2000 metri se anemici, affetti da patologie respiratorie acute o croniche non ben controllate o da cardiopatie. 

6. Attenti ai dislivelli repentini di quota. In presenza di sintomi da raffreddamento attenzione alle salite e/o discese con impianti a fune che potrebbero causare dolore auricolare.

7. Proteggi pelle, occhi e capo. Proteggi sempre gli occhi e la pelle dei bambini dai raggi solari; usa occhiali adatti e rinnova l’applicazione di creme solari ad alto indice protettivo durante la gita; non dimenticare il cappellino con visiera per proteggerlo dai colpi di calore.

8. Non esporlo al freddo intenso. I bambini sono molto sensibili al freddo e se trasportati a lungo negli zainetti preposti vanno coperti maggiormente e di tanto in tanto rimossi dallo zainetto per farli camminare, se possibile, per brevi tratti. 

9. Scegli l’abbigliamento adatto. Fai indossare possibilmente capi di abbigliamento tecnici, adatti al clima della montagna; porta sempre nello zaino indumenti asciutti di riserva e una mantellina o un piccolo ombrello.

10. Cura l’alimentazione e l’idratazione. Offri spesso acqua o bevande arricchite in sali minerali e a basso contenuto glicemico e assicurati di avere scorte alimentari sufficienti facilmente digeribili, evitando cibi ricchi di grassi, zuccheri e bevande zuccherate.