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Giornata per l’infanzia e l’adolescenza, Pietro Ferrara: “Il bambino è una persona e ha il diritto di essere considerato tale”
Intervista al Segretario del Gruppo di Studio SIP ‘I Diritti dei dei Bambini’
Quando e come nasce la Giornata mondiale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza?
Nasce il 20 novembre del 1989 dopo che i rappresentanti di tutti gli Stati, riuniti nell’Assemblea Generale dell’ONU, hanno approvato all’unanimità la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia. E mi preme sottolineare che ‘finalmente’ nel 1989 è arrivata questa approvazione perché già ben 11 anni prima, nel 1978, era stata approvata la Convenzione universale sui diritti degli animali. Dunque era ora che fosse approvata anche la Convenzione per i diritti dell’infanzia. Oggi sono in tutto 196 gli Stati che la hanno ratificata.
Quali sono i principi fondamentali della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza?
La Convenzione è formata da 54 articoli e prevede tutta una serie di diritti che fino al 1989 non erano stati presi in considerazione. Se vogliamo riassumere quelli più importanti possiamo farlo in quattro punti. Innanzitutto il diritto alla non discriminazione, ossia il fatto che i diritti devono essere garantiti senza distinzione di sesso, etnia, religione e dunque garantiti a tutte le persone di minore età. Poi si parla di superiori interessi del minore nel senso che ogni provvedimento, ogni iniziativa sia pubblica che privata, deve avere al centro l’interesse supremo del bambino e dell’adolescente. C’è poi il diritto alla vita e alla sopravvivenza, al vivere bene cioè il diritto ad assicurare ai bambini una crescita quanto più possibile sana e armoniosa. Infine il diritto all’ascolto e quindi il diritto del bambino ad essere ascoltato in tutti i processi decisionali che lo riguardano e il diritto a esprimere la propria opinione.
Quali sono oggi i diritti emergenti da tutelare?
Ce ne sono tanti. Innanzitutto il diritto dei bambini ad essere trattati bene, non maltrattati o abusati. Oltretutto è cambiato il modo di concepire il maltrattamento, ci sono tante forme che sono emerse dai cambiamenti fluidi che ci sono stati nella nostra società. Ci sono, per esempio, i diritti dei bambini che vivono in coppie ad alta conflittualità; i diritti dei bambini che vivono all’interno di comunità, non per loro colpe ma perché vi sono stati collocati, e in queste comunità devono poter rimanere il minor tempo possibile; ci sono i diritti dei bambini che si trovano in carcere a seguito di madri detenute; e ancora i diritti dei cosiddetti ‘orfani bianchi’ o orfani di genitori viventi come nel caso del femminicidio quando ad esempio i bambini perdono contemporaneamente entrambe le figure genitoriali. Esistono tutta una serie di situazioni che fino a oggi non erano state prese in considerazione ma che adesso entrano a pieno titolo nelle forme di maltrattamento e patologia delle cure. Il bambino, che è una persona, ha il diritto a essere considerato in queste situazioni come tale e quindi le istituzioni devono intervenire per assicurare che i suoi diritti vengano rispettati.
Qual è ruolo dei pediatri?
E’ fondamentale. La SIP sta facendo tanta formazione sul territorio perché innanzitutto bisogna conoscere il problema e sapere che esiste, altrimenti non viene affrontato. I pediatri sono delle sentinelle, ossia sono coloro che per primi entrano in contatto con le famiglie e con i bambini che hanno dei disagi e devono quindi saper intercettare quei segnali che spesso sono sfumati e non caratterizzati precisamente da obiettività clinica come siamo abituati a cercare. Si tratta in genere di segnali comportamentali e psicologici che indicano un disagio e che sono un messaggio da parte del bambino alla ricerca di orecchie che ascoltino e occhi che guardino. Il pediatra è, insieme a tutti coloro che ruotano attorno al bambino, tra le prime persone che può intercettare questo disagio.