Home » Uncategorized » Certificati sportivi, Turchetta: “Esami in più solo per chi ha avuto il Covid-19, non per tutti gli altri”
Certificati sportivi, Turchetta: “Esami in più solo per chi ha avuto il Covid-19, non per tutti gli altri”
Il responsabile della Struttura di Medicina dello Sport dell’Opbg fa chiarezza sull’iter da seguire per i ragazzi che praticano agonismo
“Per i ragazzi che non sono stati affetti da Covid-19 e vogliono praticare attività sportiva agonistica la certificazione segue la stessa legge che vigeva negli anni precedenti. Per i ragazzi che, invece, sono stati affetti da Covid-19 sono previsti degli accertamenti di livello leggermente superiore”. Sgombera subito il campo da dubbi Attilio Turchetta, Responsabile della Struttura di Medicina dello Sport dell’ospedale Pediatrico Bambino Gesù (Opbg) di Roma e referente della Società Italiana di Pediatria (SIP) per le attività motorie, in merito alla normativa sui certificati sportivi per bambini e ragazzi. Dunque non controlli aggiuntivi per tutti ma solo per gli atleti non professionisti che praticano attività sportiva agonistica e hanno contratto il Sars-CoV-2. “Questo è quanto viene indicato nella circolare emanata dal ministero della Salute il 13 gennaio 2021”, chiarisce Turchetta. C’è poi da precisare che “i test aggiuntivi vengono fatti solo in riferimento all’anno in cui il paziente ha avuto la malattia, l’anno seguente il ragazzo, per avere la certificazione sportiva, tornerà a eseguire l’iter normale”.
Ma di che test si tratta? “Sono tutti quegli esami che possono dare indicazioni sulle complicazioni più gravi del Covid-19- spiega il medico- quindi oltre alla visita clinica e all’esame della funzione respiratoria, esami che vengono normalmente eseguiti, ai ragazzi che hanno contratto il Covid-19 facciamo anche un’ecocardiogramma per andare a vedere se ci sono dei sintomi residui di un’ipotetica aggressione miocarditica, cioè di un’infezione virale del cuore, e poi facciamo una prova da sforzo massimale, ossia un test da sforzo su tappeto mobile o bicicletta per arrivare al massimo dell’esaurimento della forza fisica. Questo test viene monitorizzato per vedere se ci siano fenomeni di aritmia e facciamo anche una monitorizzazione della saturazione di ossigeno, ossia andiamo a vedere se durante lo sforzo la quantità di ossigeno che si attacca fisicamente all’emoglobina per fare il suo dovere di carburante per i muscoli, rimane normale”. E i risultati sono incoraggianti. “Su nessuno dei 150 pazienti che abbiamo fino a oggi esaminato abbiamo riscontrato complicanze cardiologiche e polmonari”, tranquillizza il medico. I test vengono eseguiti a distanza di 30 giorni dalla negativizzazione del tampone o dalla riammissione a scuola o in società da parte del pediatra per assenza di sintomi. “Nel 95% dei casi i ragazzi che esaminiamo sono stati affetti da una forma lieve di Covid-19, asintomatica o paucisintomatica- spiega Turchetta- Quelli che sono stati affetti da una forma più severa sono veramente una quota minima della minima popolazione pediatrica che ha contratto il Covid-19. C’è una certa proporzione tra quanto gravemente colpisce la malattia e quanto è lunga la sindrome post Covid-19. Più si è stati male e più a lungo durerà lo stato di malessere. Nella medicina dello sport abbiamo visto tutti ragazzi che hanno avuto forme lievi di Covid-19 e quindi non hanno disturbi a lunga gittata”, precisa Turchetta. Nello specifico la fascia d’età maggiormente esaminata dalla struttura di Medicina dello Sport dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù “è quella compresa fra i 12 e i 18 anni, che è poi quella che richiede maggiormente la certificazione agonistica- precisa il medico- I bambini più piccoli fino ad ora sono stati interessati in maniera molto meno importante dalla malattia”.
In generale “il dato principale che troviamo è che i ragazzi hanno una ridotta capacità funzionale, in sostanza sono stati più fermi e dunque pagano il prezzo di una sedentarietà obbligatoria- precisa Turchetta- qualcuno ha avuto anche un po’ di eccesso ponderale perché inevitabilmente la sedentarietà e l’aumento di peso vanno di pari passo”. Ora “però i sistemi di controllo che ci sono stati e il peso importantissimo della campagna vaccinale sta portando a una rarefazione dei ragazzi che hanno necessità di fare test aggiuntivi perché si infettano meno- tranquillizza il medico- Noi stiamo avendo un grosso carico di lavoro perché stiamo esaminando tutti quei ragazzi che si sono infettati nelle ondate precedenti. Ora, considerando quella attuale come quarta ondata, possiamo dire che è quantitativamente meno importante”, rassicura Turchetta.