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Diseguaglianza e povertà, il presente e il futuro del Paese
Intervista ad Andrea Brandolini, Vice Capo del Dipartimento di economia e statistica della Banca d’Italia
Articolo pubblicato su Pediatria numero 4-5 – 2022, pag. 20
In che modo l’emergenza pandemica ha agito sulle già presenti condizioni di diseguaglianza e povertà socioeconomica ed educativa del nostro Paese?
Gli effetti dell’epidemia hanno riprodotto disuguaglianze preesistenti, ma hanno anche generato nuove forme di disuguaglianza, che vanno ben oltre quelle dei redditi e dei consumi. Il confronto tra la situazione attuale e quella pre-pandemica riflette andamenti economici antitetici nei due anni passati, ma né la forte caduta del PIL nel 2020 (-9%), né il sostenuto ma parziale recupero nel 2021 (6,6%) si sono distribuiti uniformemente tra settori, occupazioni e famiglie. Tra il 2019 e il 2021 la povertà assoluta è aumentata di più nel Mezzogiorno, tra le famiglie numerose, quelle composte da stranieri o quelle con almeno un figlio minore, cioè nei gruppi già in condizioni di maggior disagio. Il dato relativo ai bambini e agli adolescenti è particolarmente inquietante: l’incidenza della povertà assoluta tra chi ha meno di 18 anni è aumentata di quasi tre punti percentuali al 14,2%, rispetto a un incremento di un punto e mezzo all’8,5% tra gli individui maggiorenni. Parimenti, gli effetti negativi della didattica a distanza in termini di apprendimento hanno interessato tutti gli studenti, ma il peggioramento dei risultati di italiano e matematica rilevati nei test dell’INVALSI nei due cicli della scuola secondaria ha riguardato maggiormente gli allievi che provengono da contesti socio-economici più sfavorevoli, con un aumento dei divari territoriali più forte all’interno delle regioni Mezzogiorno. Sono dati che destano preoccupazione, poiché le condizioni economiche ed educative dei bambini influenzano pesantemente le loro prospettive di vita una volta divenuti adulti.
Nel novembre scorso è stato pubblicato da Save the Children l’Atlante dell’infanzia a rischio 2021 “Il futuro è già qui” a cui ha contribuito anche lei. Si legge nella presentazione di “un futuro compromesso da un lato dalle crisi – economica, educativa, climatica – interconnesse al deflagrare della pandemia mondiale, e dall’altro dalla miopia della politica che non ha investito a sufficienza sul bene più prezioso del nostro Paese: l’infanzia”. Siamo ancora in tempo per rendere questo futuro meno buio? In che modo si dovrebbe agire?
Secondo l’Indagine sui comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare (HBSC) dell’Ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la quota di bambini tra 11 e 15 anni che dichiarano di sentire un forte sostegno da parte della loro famiglia è in Italia superiore alla media dei 45 paesi considerati, seppur in calo negli ultimi anni. Ho sempre trovato singolare che all’importanza che gli italiani attribuiscono ai bambini non corrisponda un investimento collettivo adeguato per loro e il loro futuro. Le ragioni sono diverse. Il sistema di protezione sociale è fortemente sbilanciato verso i trattamenti pensionistici e la spesa per famiglia, abitazione ed esclusione sociale è inferiore a quella dei Paesi europei più sviluppati. In parte ciò può riflettere una maggiore propensione ad affidare alla rete familiare i compiti educativi e di cura. In parte ciò dipende da scelte politiche nazionali e locali, che per esempio destinano risorse insufficienti per i nidi per l’infanzia, con ben note e significative differenze tra regioni. Vi sono però indicazioni che questa tendenza può essere invertita. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede interventi per estendere il tempo pieno e aumentare l’offerta di servizi educativi prima dei sei anni, ma anche per il potenziamento delle infrastrutture scolastiche. L’Assegno unico e universale per i figli, entrato a regime quest’anno, ha razionalizzato una normativa fiscale e assistenziale frammentata e diseguale, aumentando significativamente le risorse disponibili. Come proposto lo scorso ottobre dalla Commissione di valutazione del Reddito di cittadinanza presieduta da Chiara Saraceno, una rimodulazione della misura a favore delle famiglie con figli potrebbe contribuire a ridurre la povertà minorile. Si può discutere sul disegno normativo e sull’adeguatezza delle risorse, alla luce delle visioni differenti e dei vincoli di bilancio, ma questi interventi segnalano un’attenzione per l’infanzia che è nuova rispetto al passato e va consolidata.