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Vacanze in montagna, elisir per i bambini con asma o allergie respiratorie
Baldo: "Ideali altitudini moderate, tra i 1.600 e i 2.000 metri"
Ecco i consigli per viverla in sicurezza
Non solo mare, anche la montagna può essere un’ottima alleata per la salute dei bambini, soprattutto se soffrono di asma o allergie respiratorie. “La montagna è ancora uno dei luoghi meno inquinati dove l’aria pulita e le condizioni climatiche e barometriche possono essere sfruttate come elementi positivi”, spiega Ermanno Baldo, Segretario del Gruppo di Studio Pediatria di Montagna della Società Italiana di Pediatria. “Andare in montagna non vuol dire solo seguire una serie di raccomandazioni ma è importante sapere come viverla in sicurezza per programmare le moltissime attività che possono essere svolte. Bisogna sviluppare una cultura della sicurezza ma anche delle opportunità“, precisa l’esperto.
In età pediatrica “l’altitudine ideale è tra i 1.600 e i 1.900-2.000 metri- continua Baldo- a queste quote, infatti, l’adattamento è più facile e i vantaggi dello stare in montagna sono più evidenti”. Vantaggi che si declinano sia a livello respiratorio che motorio. “Ad un’altitudine moderata, sopra i 1.600 metri, le condizioni climatiche e ambientali hanno delle caratteristiche che consentono di combinare approcci multidisciplinari riabilitativi diversi, da quello respiratorio a quello motorio, ossia si respira meglio e chi soffre di asma, ad esempio, riesce a muoversi e a fare attività fisiche che in pianura gli sono precluse e questo nei bambini vuol dire migliorare lo sviluppo respiratorio proprio in quella fase dell’età in cui i polmoni stanno crescendo- precisa Baldo- si è visto poi che dopo una decina di giorni in montagna l’infiammazione bronchiale viene migliorata dunque queste altitudini aiutano a controllare le patologie respiratorie”.
La montagna per i bambini è quindi “un luogo privilegiato dove è permesso fare programmi di riabilitazione respiratoria e motoria”, aggiunge Baldo.
In più “l’altitudine, anche moderata, è associata alla diminuzione del carico degli aero allergeni- continua il segretario del Gruppo di Studio SIP- dopo i 1.600 metri, infatti, i pollini calano sia come durata che come quantità e dunque chi è allergico ne giova”.
A tutto questo si aggiunge il fatto che “la montagna favorisce occasioni di integrazione, anche per chi è affetto da disabilità perché vengono offerte diverse possibilità di movimento”.
E’ proprio per promuovere e studiare queste ripercussioni positive sulla salute che è nato il Gruppo di Studio sulla Pediatria di Montagna, con l’obiettivo di affrontare e definire meglio il rapporto fra l’altura e la cura delle malattie respiratorie in età pediatrica, la montagna come laboratorio utile per approfondire il tema dell’inquinamento e il suo impatto sullo sviluppo polmonare e sulla funzionalità respiratoria oltre che sullo sviluppo muscolare e scheletrico.
La montagna come opportunità di salute per i bambini, senza dimenticare le regole per viverla in sicurezza:
– Non salire o scendere velocemente con lattanti o bambini della prima infanzia da quote superiori ai 1.600 metri, in particolare questo deve essere evitato con lattanti prematuri o a rischio per anemia o con patologie respiratorie o cardiache;
– Evitare di esporre i bambini ai rapidi cambiamenti di quota che si ottengono in funivia e talvolta anche in macchina, prima dell’età scolare. Il cambio di pressione barometrica può infatti causare otalgia e favorire talvolta l’insorgenza di otiti, come può succedere anche in aereo. Bisogna far succhiare il bambino o masticare per favorire un compenso fra la pressione ambientale e quella interna all’orecchio;
– E’ necessario essere consapevoli che l’adattamento ambientale del bambino piccolo è molto diverso da quello degli adulti e va dunque dedicata particolare attenzione alla temperatura specialmente al freddo e al rischio di ipotermia;
– E’ importante usare indumenti adeguati, creme di protezione solare, cappello e occhiali da sole;
– Il mal di montagna può presentarsi sempre in età pediatrica se si sale rapidamente in quota soprattutto sopra i 2.500 metri e specialmente se il bambino presenta già stanchezza, se la temperatura è molto fredda o se il bambino soffre di malattie respiratorie o di cardiopatia. Importante è sapere che in queste situazioni il bambino può manifestare sintomi aspecifici come stanchezza importante, irritabilità, cefalea, nausea, inappetenza ma anche vomito e disturbi del sonno che richiedono subito un ritorno a quote inferiori;
-In montagna è necessario prestare attenzione alle punture di insetti, specie quelle da imenotteri e soprattutto se il bambino è allergico e ha già avuto reazioni al loro veleno. In questo caso è necessario avere con sé i farmaci salvavita come l’adrenalina, l’antistaminico e il cortisone ed essere preparati al loro uso corretto;
-Più frequenti e insidiosi sono, però, in montagna i morsi delle zecche, specie nell’erba alta e per questo è importante disporre di calzature idonee ma anche di vestiti e copricapo in grado di proteggere le gambe, le braccia, il tronco e la testa. Conoscere come comportarsi, saper riconoscere le zecche e come rimuoverle dalla cute è importante e il pediatra va consultato preventivamente sia per conoscere queste manovre ma anche per programmare eventualmente la vaccinazione per la TBE (Tick Borne Encephalitis) se si frequentano le zone alpine del Trentino Alto Adige, del Bellunese e del Friuli Venezia Giulia.