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Terapie intensive: quando l’assistenza pediatrica fa la differenza
Intervista a Rinaldo Zanini, già direttore del Dipartimento Materno Infantile ASST di Lecco, che da molti anni segue questo tema
Articolo pubblicato su Pediatria numero 8-11 – 2022, pag. 16-17
Perché è importante parlare di Terapie intensive pediatriche?
La letteratura scientifica ha sottolineato da tempo come vi sia una differenza sostanziale per quanto concerne i risultati assistenziali tra un paziente in età pediatrica che necessita di assistenza intensiva se ricoverato in una Terapia intensiva generale da un paziente ricoverato in terapia intensiva pediatrica. La specifica esperienza in assistenza pediatrica è determinante per ottenere i migliori risultati possibili. Questo è tanto più vero quanto più il paziente è piccolo e tanto più è grave. Sottolineo comunque che è bene considerare l’età pediatrica sino ai 18 anni di età come definito dall’OMS ormai molti anni fa.
Quante sono in Italia, quanti posti letto e come sono dislocate sul territorio?
Nel nostro Paese non esiste una modalità per la precisa identificazione delle Terapie intensive pediatriche. Manca infatti un codice che le identifichi precisamente, codice ministeriale presente per tutte le discipline assistenziali nel nostro Paese. I dati quindi non possono che essere approssimativi e calcolati in modo empirico attraverso la valutazione della tipologia e dimensione della casistica effettivamente trattata. Premesso questo possiamo dire che le Terapie intensive che trattano i soggetti in età pediatrica con una attività clinica sufficiente – almeno 100 pazienti/anno – sono 26. Purtroppo moltissimi pazienti in età pediatrica sono ricoverati in reparti con scarsa esperienza specifica. Questo è un elemento che può peggiorare la prognosi di questi pazienti. Queste 26 Terapie intensive sono inoltre mal distribuite sul territorio del Paese con enormi buchi nella loro distribuzione. Anche il numero dei posti letto disponibili è insufficiente, oltretutto mancando, molto frequentemente, un livello intermedio di assistenza tra terapia intensiva e degenza in reparto pediatrico il tasso di occupazione dei posti letto intensivi è elevatissimo. Pochi posti disponibili
Quali sono gli standard italiani rispetto agli altri Paesi europei?
Nel nostro Paese non sono definiti standard precisi per la rete delle terapie intensive pediatriche. Proprio la mancanza del codice di disciplina è alla base di questa carenza. Sempre con riferimento ad un dato assolutamente empirico nel nostro Paese ci sono circa 3 letti di Terapia intensiva con specificità pediatrica ogni milione di abitanti. Un valore di circa la metà di quello inglese (paese molto simile al nostro per dimensioni, abitanti e caratteristiche del SSN) e di circa un terzo rispetto a Austria, Svizzera, Germania o USA.
Quale ipotesi di lavoro…
Direi prima di tutto la definizione del codice ministeriale di disciplina specifico per Terapia intensiva pediatrica e poi la definizione di un modello organizzativo a rete – Hub e Spoke – che coinvolga tutti i punti di offerta in grado di evidenziare – attraverso la casistica effettivamente gestita – una congrua esperienza specifica. Solo così sarà possibile affiancare ai Centri di vera eccellenza – solitamente operativi presso i grandi Ospedali pediatrici del nostro Paese – una rete che non disperda i pazienti e che attraverso precisi indicatori di attività e risultato sia attentamente monitorata. In questo modo in tempi relativamente brevi sarà possibile iniziare a colmare il gap tra noi ed altri Paesi industrializzati e colmare le grandi differenze territoriali esistente nel nostro Paese. In questo sistema potrebbero avere un ruolo anche le Terapie intensive neonatali che costituiscono una rete organica a sostegno dei Punti Nascita e sono molto più numerose e distribuite sul territorio.