L’incredibile e non scontato potere di un abbraccio sul benessere mentale, l’autostima e la salute dei bambini.

Sara Sollai, Consigliere nazionale SIP

Il 21 gennaio ricorre la ‘Giornata dell’abbraccio’, e mai come in questa fase di allentamento delle misure di distanziamento sociale correlate alla pandemia da SarsCOV2 sembra importante ricordare i benefici di un gesto così semplice ed allo stesso tempo così importante del ‘prendersi cura’. E se da un lato può sembrare intuitivo o sottinteso, tali benefici sono stati ampiamente dimostrati e confermati dalla letteratura scientifica.

Partendo dai primi mesi di vita, numerosissimi studi hanno indagato in tutto il mondo in anni recenti il vantaggio del “tocco”, del contatto pelle a pelle e dell’abbraccio fra madre e figlio nel delicato setting ospedaliero (Kangaroo mother care). Tale approccio, analizzato per la prima volta a partire dalla metà degli anni ’70, ha drammaticamente cambiato la gestione e cura dei neonati sani ed a rischio (es. ricoverati in patologia neonatale e/o terapia intensiva neonatale per patologia, inclusa prematurità e/o basso peso alla nascita), dimostrando riduzione di mortalità e morbilità nei piccoli, effetti significativi sulla stabilizzazione clinica, riduzione dello stress e del dolore procedurale del neonato nonché sul passaggio precoce e sulla durata dell’allattamento al seno, sulla crescita e sullo sviluppo neuroevolutivo. A tutto questo si affiancano un incremento dell’attaccamento madre-figlio e la riduzione dello stress materno [1-5], suggerendo che la Kangaroo mother care sembra rappresentare uno degli interventi più determinanti nell’ambito della ‘care’ nel setting intensivo neonatale, per neonato e genitori.

Tali effetti positivi sono importantissimi anche in età evolutiva, in particolar modo nei primi anni di vita [6]. Un ritardo nello sviluppo è spesso osservato nei bambini che ricevono una stimolazione sensoriale inadeguata o inappropriata. Ad esempio, studi condotti in bambini orfani istituzionalizzati hanno mostrato una compromissione della crescita e dello sviluppo cognitivo, un’elevata incidenza di infezioni gravi e disturbi dell’attaccamento. Numerosi studi sottolineano l’importanza del tatto e dell’abbraccio nello sviluppo del bambino e suggeriscono la possibilità che questi bambini orfani non soffrano di privazione materna, di per sé, ma di deprivazione sensoriale, e più specificamente di privazione della stimolazione meccano-sensoriale [7-9].

Per quanto riguarda l’effetto sulla riduzione del dolore, questo è stato recentemente riconfermato, oltre che sui neonati, anche sui lattanti. Nel 2020 i colleghi specialisti in anestesia e pediatria di un ospedale in Iran hanno pubblicato un trial randomizzato controllato condotto su una popolazione di 120 lattanti di età compresa fra 2 e 6 mesi di vita sottoposti a prelievo ematico: per il gruppo di bambini abbracciati dalla madre è stata rilevata una riduzione del dolore complessivo correlato alla procedura, analizzando i parametri vitali, il pianto e la durata del discomfort [10].

Più in generale e a tutte le età, il rilascio di ossitocina, dopamina, serotonina ed endorfine stimolato dall’abbraccio, apporta una serie di benefici:

  • migliora l’umore, apportando una sensazione di benessere e felicità correlata al rilascio di serotonina [11-13].
  • attenua l’ansia, fornendo un supporto psico-sociale che allevia la tensione sia interpersonale che nei confronti di determinati eventi [11-13]. Il rilascio di ossitocina comporta infatti una riduzione della frequenza cardiaca e lo stress, riduce la sensazione dolorosa e rilassa.
  • incrementa l’autostima. Le sensazioni di affetto e vicinanza empatica stimolate dall’abbraccio fanno sì inoltre che questa positiva reazione fisiologica venga porti inoltre ad un rafforzamento del legame con la persona vicina [11-13].
  • riduce la suscettibilità alle infezioni, riducendo l’influenza dei fattori stressogeni su questa suscettibilità [13].

 

Bibliografia

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