Stati Generali della Pediatria – Le 5 sfide da affrontare per una salute a misura di bambino

Agli Stati Generali della Pediatria convocati dalla SIP al Ministero della Salute si è fatto il punto sulle priorità da cui ripartire dopo il Covid-19 

Cinque “nodi” irrisolti, cinque questioni cruciali su cui intervenire per continuare a garantire a bambini e adolescenti il diritto di essere curati dai loro pediatri e non dai medici dell’adulto.

Garantire sino a 18 anni il diritto all’assistenza pediatrica, come avviene in altri Paesi europei; rimodulare le cure pediatriche, in una logica di integrazione tra ospedale e territorio, per poter continuare ad assicurare standard assistenziali adeguati, nonostante la carenza di specialisti, evitando il desolante ricorso ai “medici gettonisti”; riconoscere le sub-specialità pediatriche per rispondere meglio ai bisogni di salute di bambini e adolescenti, in particolare di quelli con patologie croniche; implementare la rete dell’emergenza-urgenza, rafforzando le terapie intensive pediatriche, oggi numericamente inadeguate rispetto agli altri Paesi europei; contrastare e ridurre le diseguaglianze di salute su base territoriale.

Queste le priorità da cui ripartire dopo il Covid-19 che ha messo a nudo ed aggravato alcune fragilità storiche del nostro Sistema Sanitario Nazionale. A metterle nero su bianco è stata la Società Italiana di Pediatria agli Stati Generali della Pediatria, convocati ieri al Ministero della Salute, con la presenza del Sottosegretario di Stato Marcello Gemmato, della Garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti, delle Società Scientifiche e Associazioni dell’Area Pediatrica, delle Associazioni delle famiglie e dei media.

Il leit-motiv è uno solo: la difesa della “Specificità Pediatrica”, ossia il diritto dei bambini e degli adolescenti a essere curati in ambienti a loro dedicati e da personale specificatamente formato per l’età evolutiva in ospedale e sul territorio. Un diritto non sempre garantito, non più sempre garantito. Basti considerare che oltre il 25% dei bambini tra 0 -17 anni viene ricoverato in reparti per adulti e che l’85% dei degenti tra 15 e 17 anni è gestito in condizioni di promiscuità con pazienti adulti e anziani e da personale non specializzato nell’assistenza ai soggetti in età evolutiva.  

Ma cosa sta mettendo in crisi l’assistenza pediatrica nel nostro Paese, da sempre una tra le migliori al mondo? Molteplici le ragioni. La “fuga” degli specialisti dagli ospedali verso l’attività privata e il territorio, l’aumento esponenziale di bambini con patologie croniche complesse che richiedono risposte assistenziali sempre più specialistiche, articolate e multidisciplinari; la persistenza di forti diseguaglianze di salute, accentuate dal Covid-19. Diseguaglianze che rischiano di peggiorare se non si adotteranno scelte politiche forti per ridurre tali distanze. Tuttavia, la pandemia ha anche permesso di scoprire le innumerevoli potenzialità dell’innovazione tecnologica e della telemedicina, che dovranno accompagnare il percorso di modernizzazione della Pediatria.

Da dove ripartire, dunque? “Dalla consapevolezza che investire sulla salute dei bambini, in particolare nei primi mille giorni di vita, è lo strumento più efficace per avere adulti sani, con una più prolungata speranza di vita. Investire sulla salute dei bambini non è soltanto un obbligo morale, ma anche un saggio investimento economico per il futuro del Paese”, afferma la Presidente della Società Italiana di Pediatria Annamaria Staiano.

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