La grotta del latte

A cura del Tavolo Tecnico Allattamento SIP

La grotta del latte, in latino Crypta lactea o Cryptea lactationis, in arabo Meharet Sitti Mariam (Grotta della Signora Maria, Magharât-as – Saiyidah, غارةآلسثئ‎ (Grotta della Madonna ), detta anche “Grotta della Vergine”, si trova fuori dalla città di Betlemme, non lontano dalla Basilica della Natività in Palestina.
Tutte le donne della zona, ebree, cristiane e musulmane, da secoli hanno nutrito una grande devozione per questa grotta dove invocano la Vergine Maria per ottenere abbondante latte per i loro figli. Continua è stata la presenza di devoti che vi si recavano per recitare preghiere e raccogliere le reliquie note come “latte santo”.

A parte alcune testimonianze molto antiche, la prima delle quali risale al VI secolo, sappiamo per certo che la grotta era venerata già prima dell’arrivo dei Crociati.
Dopo le Crociate, una comunità religiosa tenne desto lo speciale culto mariano fino al 1349-1353, epoca in cui i Musulmani danneggiarono gravemente monastero e chiesa.
Della ex chiesa bizantina del V secolo rimane solo una parte del pavimento a mosaico. Inoltre vi si trova un pozzo in cui, secondo la tradizione, la Beata Vergine veniva a lavare i pannolini del bambino Gesù, quando era nascosta nella Grotta del Latte. I Francescani, dopo aver acquisito la grotta nel XIV secolo, attraverso una Bolla di autorizzazione da parte di Papa Gregorio XI nel 1375, costruirono una prima chiesa con annesso campanile. Successivamente ne costruirono una nuova, nel 1872. Nel 2007, infine, fu restaurata la vecchia cappella e venne costruita un’ulteriore nuova cappella dedicata alla Theotokos. La nuova chiesa costruita sopra l’antica Grotta è opera degli architetti Luigi Leoni e Chiara Rovati. La costruzione è potuta avvenire grazie alle offerte dei fedeli italiani e slovacchi.

In una leggenda del VI secolo, si dice che questo sia il luogo nel quale la Madonna andò a nascondersi durante la strage degli innocenti, allontanadosi dalla Grotta della Natività, per mettere al riparo Gesù dai soldati di Erode, che volevano ucciderlo. Ben presto questo racconto scomparve, e venne sostituito dal seguente:
“Avvertito in sogno da un angelo, la Sacra Famiglia fuggì lasciando la mangiatoia. Non avevano fatto ancora molta strada che, arrivati alla periferia di Betlemme, il Bambino Gesù già reclamava la poppata. Maria e il suo sposo decisero allora di nascondersi in una grotta lì vicina, nella quale la Vergine iniziò ad allattare. Il tempo passava e i soldati di Erode si stavano avvicinando; Giuseppe sollecitò la Vergine. Per la fretta, alcune gocce del suo latte caddero sul pavimento della grotta, la roccia di Betlemme, che tipicamente è rosa, in quel luogo divenne bianca”.

In Europa ed in Oriente, sin dal VI secolo, si ha notizia delle reliquie provenienti dalla grotta. Il tufo calcareo di cui sono formati pavimento e pareti della grotta, vennero trasformati durante i secoli. La roccia bianca veniva polverizzata, con l’aggiunta di acqua si formava una specie di gesso che poi veniva pressato in piccoli stampi, assumendo l’aspetto del latte coagulato e fu così che si diffuse nella cristianità come oggetto di devozione. Queste reliquie venivano chiamate “latte della Santissima Vergine”, “latte della luna” o “latte della montagna”. Questo modo di confezionare la polvere della grotta rimase in uso fino all’inizio del XIX secolo. Il culto per questa reliquia si diffuse moltissimo, si credeva che fosse in grado di operare miracoli, soprattutto poteva far tornare il latte alle puerpere che erano rimaste senza o farlo venire a quelle donne che non ne avevano, ed era ritenuta anche molto efficace contro la sterilità. Moltissimi sono i luoghi dove vengono, o venivano custodite queste sante ampolle, una settantina circa, che per la maggior parte si trovano in Italia, Francia e Spagna.