Adolescenti e attività fisica in pandemia

L’81% degli adolescenti non ha livelli adeguati di attività fisica: ecco una delle principali preoccupazioni

Articolo tratto da Pediatria Magazine numero 3 (2023) 

F are attività fisica non vuol dire necessariamente fare sport. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) infatti definisce l’attività fisica un qualsiasi movimento del corpo prodotto dai muscoli scheletrici che richiede dispendio energetico. Questo termine, dunque, include sia attività strutturate, come lo sport, sia movimenti del tempo libero, come camminare o correre. Un concetto però li accomuna, ovvero fare attività fisica è importante per la salute di tutti, in particolare può supportare il benessere sia fisico che mentale negli adolescenti. Nell’adolescenza, può influenzare non solo la crescita e lo sviluppo fisico, ma anche avere conseguenze sulla salute cardio-metabolica e ossea, sullo sviluppo neuropsicologico. Non a caso, risultati cognitivi in termini di rendimento scolastico, abilità neuropsichica e salute da sempre si associano a ridotti livelli di adiposità e sedentarietà. Al contrario, le abitudini sedentarie sono state correlate a peso maggiore, aumentato rischio cardiometabolico, ansia, problemi psicologici e disturbi del sonno. Le linee guida internazionali promuovono l’attività fisica da moderata a vigorosa (MPVA) nei bambini e negli adolescenti. Ciò nonostante, una percentuale ancora troppo bassa, insufficiente, di giovani soddisfa le indicazioni dell’OMS, ovvero quelle di essere attivi per almeno 1 ora ogni giorno alla settimana. Una tra le principali preoccupazioni per la salute pubblica a livello globale è che l’81% degli adolescenti non ha livelli adeguati di attività fisica. Al contrario, il picco dei livelli di attività fisica si verifica all’età di 13 anni, ma successivamente diminuisce del 7% ogni anno. E troppo spesso la colpa viene data alla “mancanza di tempo” o ai “troppi compiti”. Con l’inizio della pandemia Covid-19 correlata l’attività fisica è ulteriormente diminuita. Tra le maggiori conseguenze delle restrizioni personali applicate, non solo in Italia ma più in generale nei diversi Paesi, per contenere la diffusione del virus, c’è stato l’impatto negativo sulle opportunità di attività fisica per gli adolescenti. Non erano disponibili luoghi dove svolgerla, come le scuole, le strutture del doposcuola, le palestre o i circoli sportivi. Molte attività al chiuso sono state ridotte per contenere la diffusione del virus. Di contro, però, le attività all’aperto (come la corsa o il ciclismo) non sono aumentate tra gli adolescenti. Quindi, sia le attività organizzate che quelle non strutturate sono diminuite, portando all’inattività e ad abitudini sedentarie. Uno studio di recente pubblicazione sulla prestigiosa rivista internazionale “JAMA” ci restituisce una fotografia dell’età pediatrica. Ovvero in pandemia l’attività fisica di bambini e adolescenti è diminuita addirittura del 20% rispetto al periodo pre-pandemico. Ad essere maggiormente penalizzata è stata quella intensa, ridotta addirittura del 32%. Il dato, che proviene dall’analisi di un campione di circa 15.000 bambini, è allarmante perché un cambiamento di abitudini può avere conseguenze non solo sulla loro salute ma anche su quella delle generazioni future. Del resto, uno studio di recente pubblicazione sull’“International Journal of Environmental Research and Public Health” conferma il dato: la percentuale di adolescenti attivi durante il lockdown è stata generalmente bassa, in alcuni casi non superiore al 7,4%-12,4%. Il decremento nell’attività fisica ha riguardato soprattutto il genere maschile. In Australia, ad esempio, gli adolescenti maschi avevano addirittura l’88% in meno di probabilità di soddisfare le raccomandazioni delle linee guida riguardanti la MVPA. Anche se, confrontando i livelli di attività fisica, i maschi si sono dimostrati più attivi durante il Covid-19 rispetto alle femmine in molti rapporti. Una possibile spiegazione è legata all’attività agonistica. Si può cioè ipotizzare che gli adolescenti che praticano sport a livello agonistico siano in grado di realizzare adeguata attività motoria anche in situazioni con ridotta disponibilità di impianti e attrezzature sportive. Non a caso i fattori chiave per migliorare l’attività fisica degli adolescenti includono il divertimento, l’automotivazione, la percezione della salute e le aspettative di guadagno. Parliamo però di una percentuale limitata di adolescenti, quelli cioè coinvolti in attività competitive e agonistiche. Il nostro obiettivo è quello di tutelare la salute di tutti gli adolescenti, tramite attività di informazione e di educazione sul ruolo del movimento nello sviluppo neuro-psicofisico. Le evidenze scientifiche confermano che durante la pandemia la depressione e l’ansia adolescenziale sono aumentate, mentre il sostegno sociale e il benessere sono diminuiti. Anche se la causalità della relazione tra benessere e attività fisica può essere solo ipotizzata, prove crescenti sostengono un effetto positivo del movimento fisico sulla salute neuropsichica degli adolescenti. In primis, un occhio alla bilancia è doveroso. Alcuni studi hanno rivelato che in epoca pandemica, a fronte di una riduzione dell’attività fisica, è stato registrato un aumento della percentuale di sovrappeso/ obesità in età adolescenziale, che in Polonia è passata dal 24,3% al 30,8% nei maschi e dal 12,9% al 14,1% nelle femmine. Simile trend in Paesi extra europei in cui si è assistito ad un incremento dell’obesità dal 12,9% al 16,4% durante le restrizioni per Covid-19. Le abitudini alimentari non salutari, incluso un maggiore consumo di pane, patatine fritte, popcorn, zucchero e gelato, e il consumo di pasti o spuntini davanti alla televisione sono stati considerati tra i principali responsabili. Negli adolescenti svolgere infatti una regolare attività fisica aiuta il corpo ad acquisire un benessere fisico e mentale, riduce il rischio di malattie croniche, del sistema cardiovascolare, di sindrome metabolica e di diabete di tipo 2 nelle età successive. Per non dimenticare l’effetto positivo sulla salute mentale, come antidoto ad esempio contro depressione, ansia e stress. A tal proposito, un altro studio clinico condotto in fase pandemica ha dimostrato quanto la depressione sia comune tra gli adolescenti. Una età maggiore (15-18 anni vs 11-14 anni), la preoccupazione avvertita in famiglia, la riduzione delle ore di sonno si sono rivelati ulteriori fattori di rischio. Di contro, l’esercizio fisico ha rappresentato un buon antidoto contro la depressione, soprattutto nella fascia d’età 13-18 anni. Ovvero un’attività sportiva, anche se lieve/moderata, ma regolare, ovvero per 3 volte alla settimana, si è dimostrata in grado di alleviare la depressione in 6-12 settimane in chi ne era già stato colpito. Praticare regolare attività motoria ci tiene lontani dai dispositivi elettronici, tablet e smartphone inclusi. E se il movimento viene meno, aumenta il tempo in compagnia della tecnologia, come evidenziato da Al Horani et al. che riportano un aumento significativo dell’uso della tecnologia dopo l’insorgenza di Covid-19: il 49,1% degli adolescenti ha trascorso più di 4 ore al giorno sullo schermo, rispetto al 22,4% nel periodo pre-pandemico. E non solamente per motivi didattici. Infatti, un recente studio di Schmidt et al. parla di una media di 67,8 minuti in più ogni giorno davanti a un dispositivo elettronico per attività ricreative durante la pandemia Covid-19. In conclusione, è importante ricordarci e ricordare l’importanza del movimento, dell’attività fisica e dello sport per contrastare la sedentarietà, rimanere sani e prevenire patologie connesse a sovrappeso e obesità. Anche perché quando l’abitudine ad una regolare attività fisica viene acquisita nell’infanzia tende a divenire parte integrante dello stile di vita in età adulta, con un’influenza positiva sulla salute fisica e mentale. Può essere anche un valido supporto allo sviluppo sociale dei bambini, all’interazione e integrazione, ne può aumentare l’autostima e affinare competenze e abilità. E tenere infine gli adolescenti lontani da abitudini scorrette tra cui alcol e fumo di sigaretta.

In sintesi

7% la percentuale di riduzione dell’attività fisica ogni anno dopo il picco raggiunto a 13 anni

20% la riduzione di attività fisica in periodo pandemico rispetto al pre-pandemico

7,4%-12,4% il basso range di percentuale di adolescenti attivi durante il lockdown

49,1% gli adolescenti che hanno trascorso più di 4 ore al giorno sullo schermo, rispetto al 22,4% nel periodo pre-pandemia

Referenze:

^ Al Hourani H, Alkhatib B, Abdullah M. Impact of COVID-19 lockdown on body weight, eating habits, and physical activity of Jordanian children and adolescents. Disaster Med Public Health Prep 2022;16:1855-63.

^ Schmidt SCE, Anedda B, Burchartz A, et al. Physical activity and screen time of children and adolescents before and during the COVID-19 lockdown in Germany: a natural experiment. Sci Rep 2020;10:21780