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Ictus cerebrale, può colpire anche il bambino fin dall’età perinatale
Il 29 ottobre ricorre la Giornata mondiale
Di Stefano: "Attenzione ai campanelli d'allarme"
“L’ictus cerebrale non è appannaggio solo dell’adulto ma colpisce anche il bambino, fin dall’ età perinatale”. Vita Antonella Di Stefano, Direttore UOC Pediatria e Pronto Soccorso Pediatrico dell’AOE Cannizzaro di Catania e Consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria (SIP), lo ricorda in vista della Giornata mondiale contro l’ictus che ricorre ogni anno il 29 ottobre. “Gli ictus pediatrici purtroppo sono frequenti- spiega Di Stefano- ma non hanno una grandissima incidenza. Si distinguono tre fasce di età: perinatale, neonatale e pediatrica”.
Ma che cos’è un ictus? “L’ictus si verifica quando un piccolo grumo di sangue interrompe per un istante un vaso sanguigno cerebrale, in questo caso si parla di ictus ischemico- spiega Di Stefano- Quando invece un vaso cerebrale si rompe parliamo di ictus emorragico. Nel momento in cui avviene l’ictus una porzione del cervello rimane priva di ossigeno con comparsa di manifestazioni neurologiche, a tal motivo il tempo intercorso dalla sintomatologia alla diagnosi e quindi alla conseguente terapia è importante, infatti la diagnosi precoce così come la terapia immediata possono cambiare la prognosi e la qualità della vita del bambino, sin dall’età perinatale”, spiega il medico.
La fascia di età più interessata “è quella fino ai 5 anni e poi nella fase adolescenziale. Tra le principali cause ricordiamo le malattie cardiache congenite- continua la pediatra- e in quest’ambito un fattore di rischio è il forame ovale pervio, un’anomalia cardiaca che nei bambini è abbastanza frequente”. Nello specifico Di Stefano spiega che “il forame ovale, che si trova nella parete del setto interatriale che separa le due camere cardiache, atrio destro e atrio sinistro, è sempre aperto in utero durante la gravidanza e si chiude fisiologicamente entro il sesto mese o il primo anno di vita del bambino. L’insorgenza di cefalee improvvise, nel bambino più grande e nell’adolescente, potrebbero essere dovute alla presenza del forame ovale ancora pervio attraverso il quale si potrebbe verificare il passaggio di microemboli innescando i sintomi dell’emicrania”. Altre cause possono determinare l’ictus: “cause genetiche, cause malformative- sottolinea Di Stefano- o, per quanto riguarda l’ictus perinatale, cause placentari per un alterato flusso placentare o per disordini della coagulazione materna. Si è parlato anche tra le possibili cause- dice la Consigliera SIP- di ipertensione arteriosa nel bambino, ma non ci sono evidenze scientifiche in letteratura che la sola ipertensione nel bambino possa essere causa di ictus, bensì associata ad altre patologie come l’obesità e/o l’iperglicemia”.
Dunque l’appello che il medico rivolge ai genitori è quello di “andare dal proprio pediatra o al pronto soccorso nel caso in cui si trovino davanti a una qualsiasi manifestazione dubbia a carattere neurologico, come per esempio una paresi anche sfumata di una parte del corpo, una difficoltà alla deambulazione, una cefalea improvvisa che non passa neanche dopo somministrazione di antidolorifico e per la quale il bambino richiede di stare con la luce spenta. O se insorgono problemi di articolazione della parola o improvvisi problemi di vista per cui il bambino non riesce a mettere a fuoco. Ecco, tutti questi possono essere dei campanellini di allarme”. La pediatra ricorda infatti che “agendo tempestivamente la prognosi cambia totalmente”. In questo contesto Di Stefano sottolinea “l’importanza di lavorare molto sulla prevenzione sia dei fattori di rischio, come ipertensione e obesità, ma anche sulle cause genetiche e malformative”.